A proposito delle cl@ssi 2.0

Riflettere sulla metodologia didattica oggi significa, a mio avviso,  misurarsi anche con l'utilizzo della tecnologia in classe. Riporto di seguito ciò che ho avuto modo di esprimere in una recente intervista.


Una classe 2.0 si concilia con una società che ha cambiato tempi e modalità della comunicazione e della narrazione. Una narrazione dai tempi più veloci che si affida a una multicanalità sempre più ampia dai contenuti non più solo lineari e bidimensionali.
Se la narrazione in passato era la trasmissione di valori e di contenuti di una società dai cambiamenti molto più lenti, di quanto non lo siano oggi, e le figure narranti costituivano un tessuto sociale avvolgente, rassicurante e, in quanto depositario di saperi, punto di riferimento, oggi la narrazione non è più lineare né le figure narranti si limitano all’ambito familiare o scolastico. I nostri bambini e i nostri ragazzi sono immersi in una dimensione reticolare dell’informazione e dei contenuti, sta a noi fare in modo che non abbia l’effetto di una bombardante e frastornante babele ma di una ricchezza a cui attingere in modo consapevole.
Formare giovani che possano essere dei futuri innovatori richiede la stimolazione della fantasia, il pensare fuori dagli schemi e il lasciarsi guidare da tanta e tante curiosità. Quali altri ingredienti aggiungerebbe?
La capacità di orientarsi nella complessità- capacità che rappresenta, credo, più che una competenza da acquisire una “conditio sine qua non” per filtrare la realtà, operare scelte, integrarsi e adattarsi ai cambiamenti. A mio avviso attualmente esiste uno iato tra scuola e società. Se dovessi ricorrere a un’immagine mentale dipingerei la scuola di questi ultimi anni come un grande pachiderma dai tempi lenti. Se questo da un lato l’ha salvaguardata dalle “facili mode” dall’altro lato l’ha vista lenta nel cambiamento con il rischio di confinare i ragazzi nei link toccata e fuga, nella comunicazione frenetica che economizza nel lessico e nella relazione, nel videogioco dalle emozioni intense, rapide, che entrano silentemente ma prepotentemente nello spazio vissuto in solitudine, in una superficie impermeabile in cui la rapidità oscura la riflessione e la presa di coscienza.
L’utilizzo della multimedialità – può contribuire a “riagganciare” oggi i nostri bambini e i nostri ragazzi “connessi altrove”, attenuando il divario tra il pensiero lineare logico e consequenziale della cultura alfabetica tradizionale, dai tempi “preziosamente” lenti.
Ritengo fondamentale la promozione di una complementarietà tra il tempo lineare della narrazione, della lettura e della scrittura e l’interazione con i linguaggi sistemici e reticolari. Del resto la cultura non avviene solo nella scuola ma anche al di fuori di essa, dunque anche nella rete.
Tuttavia il tempo digitale è un tempo più intenso, permette di sovrapporre nella simultaneità e in multitasking, ma non sempre favorisce la concentrazione.
L’alfabetizzazione digitale funzionale per sottrarre ad una nuova forma di analfabetismo cioè la fruizione passiva di contenuti e comunicazioni digitali.
La formazione di futuri innovatori deve promuovere l’alfabetizzazione digitale funzionale senza la quale, credo, non sia possibile una alfabetizzazione culturale.
Una didattica del cre@pprendere dove la teoria sia un punto d’arrivo più che il punto di partenza. Spesso i manuali scolastici forniscono teorie a scapito dell’apprendimento per scoperta: ricercare, comunicare, condividere, collaborare sono ingredienti fondamentali.
L’utilizzo della rete per ricercare, scambiare e condividere. Il ricorso al cloud, l’audio e il video per raccontare e documentare esperienze di ricerca con prodotti multimediali, possono essere occasioni per lo sviluppo di competenze “agite”, utili per costruire anche in modo collaborativo competenze e abilità sia cognitive che sociali.
Scuola come laboratorio di competenze, anche gestionali del testo comunicativo, che possono essere messe in campo, ad esempio, in audio e videointerrogazioni il cui ascolto può essere utile, peraltro, anche ai compagni.
Far realizzare agli studenti tutorial in tempi limitati (secondo i ragazzi il tempo limitato è “tanto quanto dura una canzone” che si può caricare più facilmente su you tube) per l’utilizzo di programmi per mappe, linee del tempo, significa far elaborare in maniera contestualizzata e pratica un prodotto che implicitamente prevede di aver operato tramite mappa concettuale, mappa mentale e relativa scaletta espositiva, perché in caso contrario le istruzioni del testo informativo perderebbero l’efficacia e non raggiungerebbero il destinatario.
Nuovo rapporto docente-studenti- nella didattica del cre@pprendere le tecnologie impongono di convivere con il nuovo che, appunto, è sempre nuovo, e in questa rete di apprendimento continuo le tecnologie, che sono nuove sia per gli insegnanti che per gli studenti, ridisegnano un nuovo rapporto insegnante- studenti. Un nuovo rapporto che li vede entrambi protagonisti e autori su web.
Nell’Horizon Report, già dal 2013, si prevedeva la diffusione massiva dell’utilizzo dei Tablet per la formazione. Lei ha avuto modo di sperimentarli in classe?
Sì, ho avuto modo di sperimentarli. Attraverso una donazione della Coop Estense, un milione di euro alle scuole terremotate, l’Ufficio Scolastico Regionale (USR) e il Servizio Marconi TSI, l’assessorato Scuola della Regione E.R., hanno deciso di destinare l’intera cifra per dare impulso alla didattica. Sono state create 58 classi 2.0 definite “mixed mobile”. L’apprendimento avviene tramite la condivisione in tempo reale di contenuti e materiali multimediali tra insegnante e studenti e viceversa.
Io seguo due consigli di classe della scuola secondaria di secondo grado le cui classi sono dotate di tablet, lavagna interattiva multimediale, netbook. Un metodo didattico all’avanguardia che vede coinvolti docenti e studenti.
Se la LIM (lavagna interattiva multimediale), introdotta dal Ministero dell’Istruzione in questi anni catalizzando l’attenzione di docenti e genitori, è stata un cavallo di Troia utile per inserire i primi cambiamenti nella didattica, il tablet oggi può rappresentare l’oggetto transizionale casa-scuola che di app in app può diventare strumento del tutto naturale. Credo che utilizzeremo veramente in modo proficuo la tecnologia nella didattica solo quando ci dimenticheremo che la stiamo usando.
I MOOC (Massive Open Online Courses) hanno riportato l’attenzione internazionale sulla diffusione e condivisione della conoscenza online aperta a tutti. Quali sono le caratteristiche che lezioni a distanza, rispetto a quelle in aula, non potranno mai avere?
Trovo che la diffusione e la condivisione della conoscenza online aperta a tutti faccia della conoscenza un valore aggiunto. Poter attingere a lezioni e materiali da casa propria con i propri tempi, confrontandosi anche con le altre persone, è una positiva esperienza. Credo che le lezioni a distanza siano molto utili per gli adulti mentre per gli studenti ritengo che la modalità a distanza sia una ricchezza solo se opportunamente utilizzata: il lavoro collaborativo è prezioso ma la regia lo è altrettanto.
Personalmente utilizzo anche i social network per la didattica però ritengo che i ruoli vadano ben distinti per cui ho un account per gli studenti separato da quello personale dove posso più liberamente esprimere opinioni personali.
Ritengo che l’utilizzo dei social network sia importante anche per l’autoaggiornamento. Infatti oggi numerosi sono i gruppi di autoformazione in social come Facebook per l’utilizzo di tecnologie nella didattica (tablet Ipad, Android, LIM).
Che innovazioni prevede saranno introdotte in futuro a supporto della didattica?
Maggiore sinergia scuola-società
Nonostante molto sia stato fatto negli ultimi anni in termini di investimento materiale e umano, ingenti i fondi per la formazione dei docenti e per l’acquisto di tecnologia, credo che ci sia ancora molto da fare.
L’OCSE in un suo recente rapporto sulla scuola italiana (marzo 2013) dimostra come a questo ritmo di investimenti la scuola italiana avrebbe bisogno di 15 anni per colmare il gap con i paesi più avanzati.
Ritengo che una delle strade possibili potrebbe essere quella delle donazioni di enti esterni alla scuola, una sinergia scuola territorio che potrebbe disegnare nuovi panorami.
Byod (Bring your own device)
Altro scenario che si sta rivelando promettente è quello del Byod, ovvero la sperimentazione con i ragazzi di tablet e vari device portati da casa, tra cui quei potenti cellulari che i ragazzi hanno in tasca ma raramente utilizzano per lo studio. Un piccolo laboratorio polifunzionale che permette, ad esempio, di fotografare la lavagna, azione utile per chi è in difficoltà nel prendere appunti, di registrare e ascoltare per autocorreggersi e migliorarsi, di prendere appunti con la velocità del t9, di poter scaricare i classici in pdf, come la Divina Commedia o il Decameron. Queste sono alcune delle tante possibilità che il Byod offre ma tante altre sono da esplorare.
Multicanalità della didattica per individualizzare
Nelle nostre classi, sempre più numerose, individualizzare è un imperativo categorico ma di difficile realizzazione e il futuro mi piacerebbe pensarlo orientato a una didattica multicanale. La multimedialità, utilizzando vari linguaggi, ha maggiori possibilità di aprirsi per andare incontro ai vari approcci e stili cognitivi.
Pedagogia adattiva e inclusiva
Mi piace anche pensare a una pedagogia che diventi fortemente inclusiva e che i produttori attivi raggiungano competenze facendo e aiutando anche chi è in difficoltà, ad esempio i compagni con disturbi specifici di apprendimento. Difficoltà che oggi, a mio avviso, la scuola tende a “protocollizzare” con documenti cartacei quando è in difficoltà nel dare risposte. Un fare raggiungendo competenze cognitive ma anche promovendo intelligenze gardneriane: interpersonale, nel relazionarsi ad altre persone, nel comprenderne il comportamento, le motivazioni o le emozioni, intrapersonale nel capire se stessi, chi siamo, che cosa ci fa essere come siamo, come cambiamo nel tempo, esistenziale, nel riflettere sulle questioni fondamentali concernenti l’esistenza e nel ragionamento astratto per categorie concettuali universali.
Educ@apprendere
Ritengo che le innovazioni della didattica passino anche attraverso l’utilizzo della rete per insegnare, apprendere, confrontarsi. La rete internet come risorsa: social e free per insegnanti e studenti.
Dalla rete passa anche la scrittura collaborativa e la condivisione in cloud, strada quasi obbligata per dialogare tra dispositivi differenti ma anche dalle opportunità straordinarie per esperire nuove strade come, ad esempio, l’opportunità di rendere accessibile e aperto lo spazio del compito, cooperando per imparare e per creare utilizzando luoghi virtuali.
Scuola 3.0: nuove frontiere dello spazio e del tempo scolastico
Negli ultimi anni il fronte di innovazione si è aperto con la sperimentazione della classe 2.0, tecnologia utilizzata per la didattica in classe, che ha aperto per il futuro scenari che vanno oltre la singola classe verso la SCUOLA 2.0.
Anche lo spazio scolastico sta ridisegnando le proprie dimensioni e nel futuro potrebbero essere ben più numerose le realtà che anziché la classe-aula optano per scelte di aggregazione per compito, interesse o altro, andando verso la classe 3.0.
Stessa dilatazione e flessibilità sembra avere il tempo scolastico con il cloud e l’online.
L’ utilizzo della rete per comunicare, dilatando tempi e modalità della scuola e utilizzando le tecnologie nella metodologia, può contribuire ad arricchire l’esperienza didattica d’autore. In questa direzione stanno camminando molte realtà scolastiche che, affrontando un nuovo rapporto con il libro di testo, hanno avviato esperienze che si muovono tra il libro digitale cocostruito con la casa editrice e la costruzione dell’ebook in classe.
Simonetta Sandra Maestri

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